Il progetto

Il patrocinio della San Vincenzo Bergamasca

La San Vincenzo, associazione di volontariato attiva da più di 90 anni a Nembro, si occupa di povertà e fragilità, dando voce alle fatiche di molti e attivando risorse territoriali e personali che diano risposte ai bisogni degli ultimi e della comunità.

Durante il periodo più nero della pandemia in Italia, Nembro è stato uno dei primi paesi più colpiti e in sofferenza, per numero di malati e di lutti, raccontati persino dai quotidiani d’oltreoceano, tale era il livello di drammaticità. La comunità nembrese intera è stata, in quel periodo, fragile e sola, sconvolta dagli eventi che ancora oggi ci fanno paura.

La San Vincenzo Bergamasca ha prontamente accettato di sostenere il progetto Cantami non solo per dare aiuto, respiro e sollievo ad una comunità che si è scoperta fragile, ma anche per riattivare energie e risorse di storie e di legami che possono e devono essere raccontati, accolti, condivisi. Storie e legami che caratterizzano questa bella comunità, nodi strappati di un tessuto comunitario che vuole rigenerarsi e non perdersi, per guardare al passato come slancio verso il futuro.

Il Progetto Cantami rappresenta un’esperienza unica e fondamentale, che può essere replicata in altre comunità come balsamo lenitivo e come ricostituente, per permettere a tutti di non perdere la propria identità comunitaria, fatta di legami e di storie che si intrecciano negli anni e nei luoghi.

La comunità di Nembro: simbolo della tragedia nel mondo

La comunità di Nembro è speciale: gli stereotipi usati per descrivere la società del profondo nord, chiusura, egoismo, qui non esistono. Nembro è sempre stata ricca di iniziative sociali, culturali e religiose, che hanno promosso e continuano a promuove numerose occasioni d’incontro, di conoscenza e di confronto. La coesione, il senso profondo di comunità e grande famiglia creato da questo clima ha formato legami indissolubili e il cuore si è spezzato per ognuna delle persone scomparse. Non vogliamo che questo grande patrimonio umano sia completamente perso.

All’inizio del 2020, non eravamo preparati alla strage innescata dalla diffusione inaspettata del COVID19 a Nembro e in Val Seriana. Non lo eravamo in termini sanitari e ancor meno in termini psicologici. Non eravamo preparati alla perdita massiccia di affetti, di legami personali e sociali che, come una valanga, ha travolto e sconvolto la nostra vita personale e comunitaria.

Per superare la tragedia, non basta l’impegno di una singola persona: perchè questo avvenga senza danni e senza strascichi, l’elaborazione dello stress, della tragedia, del lutto deve avere anche una dimensione collettiva. In questo modo, si può ottenere il massimo beneficio sia per la salute personale sia per quella sociale. Ci proponiamo di raggiungere questo scopo attraverso la rielaborazione del lutto con un percorso descritto in questo progetto.